Odg per la seduta n. 145 della commissione Igiene e Sanita'

SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------


12a Commissione permanente
(IGIENE E SANITA')


*145ª seduta: martedì 30 giugno 2020, ore 15
146ª seduta: mercoledì 1° luglio 2020, ore 10


ORDINE DEL GIORNO

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni
IN SEDE CONSULTIVA

Seguito dell'esame congiunto del disegno di legge:
Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019
(Relazione alla 14ª Commissione)
(1721)
- e dei documenti:
1. Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020
(Parere alla 14ª Commissione)
(Doc. LXXXVI, n. 3)
2. Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2019
(Parere alla 14a Commissione)
(Doc. LXXXVII, n. 3)
- Relatore alla Commissione COLLINA
Seguito esame congiunto e rinvio
IN SEDE REDIGENTE

I. Seguito della discussione dei disegni di legge:
1. Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) - Relatrice alla Commissione BOLDRINI
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 7ª, della 11ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
Seguito discussione e rinvio(867-B)
2. Deputato Massimo Enrico BARONI ed altri. - Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie (Approvato dalla Camera dei deputati)- Relatore alla Commissione COLLINA
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 10ª, della 11ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1201)
3. MARINELLO ed altri. - Introduzione della figura dell'infermiere di famiglia e disposizioni in materia di assistenza infermieristica domiciliare - Relatore alla Commissione Giuseppe PISANI
(Pareri della 1ª, della 5ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
Seguito discussione, congiunzione con la discussione del disegno di legge n. 1751e rinvio(1346)

II. Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:
1. ERRANI ed altri. - Disposizioni concernenti il riconoscimento della guarigione e la piena cittadinanza delle persone con epilessia
(Pareri della 1ª, della 3ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 11ª e della 14ª Commissione)
(716)
2. DE POLI. - Disposizioni per il riconoscimento dei diritti delle persone affette da epilessia
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª e della 11ª Commissione)
(116)
3. Paola BINETTI ed altri. - Disposizioni in favore delle persone affette da epilessia
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 11ª, della 14ª e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1219)
- Relatrice alla Commissione PIRRO
Seguito discussione congiunta e rinvio
III. Discussione del disegno di legge:
Paola BOLDRINI ed altri. - Istituzione della figura dell'infermiere di famiglia e di comunità - Relatore alla Commissione Giuseppe PISANI
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 11ª e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
Discussione, congiunzione con il seguito della discussione del ddl 1346 e rinvio (1751)

IN SEDE DELIBERANTE

Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:
1. Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Gallinella e Chiara Gagnarli; Minardo; Mulè ed altri; Rizzetto ed altri; Misiti ed altri; Paola Frassinetti ed altri; Leda Volpi ed altri; Rizzo Nervo ed altri)
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1441)
2. MARSILIO. - Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 10ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(320)
3. Cinzia LEONE ed altri. - Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni sul territorio nazionale
(Pareri della 1ª, della 4ª, della 5ª, della 6ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(947)
4. Paola BOLDRINI ed altri. - Disposizioni in materia di diffusione dei defibrillatori semiautomatici o automatici esterni
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 6ª, della 8ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1410)
5. Sonia FREGOLENT ed altri. - Modifiche alla legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzazione dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedalieri
(Pareri della 1ª e della 2ª Commissione)
(1501)
- e delle petizioni nn. 97, 98 e 355 ad essi attinenti

- Relatore alla Commissione COLLINA
Seguito discussione congiunta e rinvio

INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO


CASTELLONE , MARINELLO , PISANI Giuseppe , PIRRO , ENDRIZZI , DE LUCIA , ANGRISANI - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (codice del terzo settore), al comma 2 dell'articolo 17 inquadra giuridicamente la figura di volontario: "Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, anche per il tramite di un ente del Terzo settore, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà";

ben definisce la prestazione volontaria come personale e assolutamente spontanea, dunque scevra da indicazioni o richieste di terzi, e implica il tassativo divieto di percezione di ogni forma di retribuzione per l'attività svolta, analogamente al divieto consequenziale, per qualunque soggetto terzo, di elargire retribuzione in ogni forma per qualsivoglia attività di volontariato;

in virtù della norma si consente unicamente il rimborso delle spese sostenute per esercitare attività di volontariato, laddove esse siano documentate e comunque rispondenti ai criteri ed entro i limiti stabiliti dall'ente, escludendo in ogni caso il rimborso spese di tipo forfetario; ove le spese si quantifichino entro i 10 euro giornalieri o per un totale di 150 euro mensili, e solo in tal casi, il rimborso viene elargito in presenza di autocertificazione, redatta in piena e personale responsabilità;

si evince dunque che la figura e l'attività del volontario non sono compatibili con lavori di tipo subordinato o autonomi né con altre prestazioni di lavoro retribuito con l'ente di cui il volontario è socio o associato e tramite il quale svolge la propria attività di volontariato, la quale sempre si colloca come prestazione definita da un assoluto canone di gratuità;

considerato che:

sono numerose le segnalazioni degli operatori del servizio di emergenza e urgenza (SEU) territoriale 118 circa un'anomala attività di volontariato in talune associazioni affidatarie in convenzione di postazione del SEU;

il nostro Paese non è nuovo a tali anomale attività; basti citare lo scalpore sollevato da un servizio andato in onda il 10 aprile 2016 sul canale televisivo "Italia 1", nel corso del programma "Le Iene", che già allora denunciava l'esistenza di intere organizzazioni di volontariato fittizie operanti in ambito sanitario. In seguito a quel servizio, si rese noto un sistema ben collaudato di contratti anomali tra ARES 118 e società esterne, dove il volontariato si trasformava a tutti gli effetti in lavoro in nero, legalizzato da fantomatici rimborsi;

le segnalazioni denunciano diverse modalità di rimborsi fittizi e un ricorso ai volontari che sopperisca alla mancanza di organico e che dunque diventi funzionale alla copertura dei turni di servizio degli infermieri, con orari di lavoro di 24-36 ore consecutive, per un ammontare di rimborsi per 170 euro mensili; oppure un ammontare di 200 ore, senza copertura assicurativa e, talvolta, con assenza di iscrizione all'OPI (ordine professioni infermieristiche), a fronte di rimborsi spese forfettari che in molti casi rappresentano l'unica fonte di sostentamento di interi nuclei familiari, delineando un quadro di sfruttamento illegale;

in Campania, nella ASL di Caserta, nelle scorse settimane i volontari hanno cessato le loro prestazioni, in forma di protesta alla mancata percezione del rimborso mensile negli ultimi 5 mesi, lasciando scoperte le postazioni e costringendo la ASL a misure emergenziali, pur in costanza di rapporto di convenzione con la confraternita di misericordia di Caivano;

rilevato che:

il SEU campano, così come accade anche in altre regioni italiane, da Nord a Sud, versa in una condizione di evidente caos, in completa assenza di una governance regionale. Le condizioni contrattuali di operatori che svolgono le medesime mansioni sono del tutto difformi; in Campania le postazioni direttamente gestite dalle ASL ormai rappresentano una percentuale irrisoria; le postazioni affidate in convenzione hanno, in alcuni casi, come quello della ASL di Benevento, personale indipendente, in altri casi operatori liberi professionisti con partita IVA, ma molto più frequentemente coprono i turni col personale volontario, che invece dovrebbe operare in affiancamento ad operatori contrattualizzati, in grado di assumere la responsabilità delle prestazioni rese;

la condizione di completa disomogeneità determinata dalla gestione dei volontari e degli operatori non consente uniformità nella formazione continua né la condivisione di procedure e protocolli, influendo negativamente sulla qualità del servizio di soccorso in emergenza e urgenza;

l'affidamento alle varie onlus, che poi si avvicendano continuamente nelle postazioni col fine di distribuire le risorse tra associazioni del settore, avviene spesso con procedure occasionali e per periodi molto brevi; è il caso della ASL di Salerno, dove, a fronte di un fabbisogno di 19 postazioni programmate, ne sono attive invece 69;

le condizioni di lavoro dei volontari sono impietose e drammatiche; gli infermieri hanno turni di lavoro e corrispettivi economici che in caso di contrattualizzazione sarebbero vietati dalla normativa europea; non hanno diritti contrattuali; sono esposti a rischio biologico e alle aggressioni, che continuano a ripetersi, in misura sempre maggiore. Purtuttavia rappresentano l'organico che eroga a tutti gli effetti prestazioni riferibili ai LEA (livelli essenziali di assistenza) per il servizio pubblico;

il Servizio sanitario regionale (SSR) è tenuto a garantire l'erogazione dei LEA in emergenza urgenza e l'uniformità della qualità delle prestazioni;

nonostante siano programmate da anni e nonostante i ripetuti solleciti dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle della Campania per l'attuazione della risoluzione della commissione competente sulla riorganizzazione del servizio regionale emergenza urgenza, sono ferme e del tutto inattuate la riorganizzazione complessiva del SEU regionale e l'istituzione di un dipartimento regionale a presidio dell'uniformità del medesimo SEU;

malgrado il riconoscimento innegabile del prezioso contributo dei volontari, si rende necessario ridimensionare e regolamentare il loro impiego, riportando il volontariato alla sua funzione di attività filantropica fornita a supporto del servizio offerto dal personale competente, così da garantire il rispetto dei profili professionali e delle norme sul lavoro;

il quadro illustrato evidenzia un ricorso anomalo ai volontari, i quali nella realtà agiscono come lavoratori in nero pagati con rimborsi forfettari che divengono il loro sostentamento; ciò espone le aziende del SSR a verifiche e sanzioni da parte delle istituzioni di controllo e, dato incisivamente preoccupante, espone i cittadini a prestazioni approssimative, non appropriate e non riconducibili a professionisti incaricati di pubblico servizio,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi nelle sedi di competenza affinché, in attesa di una più ampia e complessiva riorganizzazione del SEU regionale, sia disposto che, laddove le postazioni vengano affidate in convenzione, tutti i bandi relativi debbano prevedere l'obbligo, per ciascuna onlus affidataria del servizio, di garantire la fornitura di equipaggi di soccorso composti da professionisti contrattualizzati, e dunque incaricati di servizio pubblico, e che la presenza dei volontari venga consentita se e qualora si definisca come "affiancamento e supporto" al personale formato da professionisti incaricati.


(3-01355)

RIZZOTTI - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

secondo l'ultima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 38 del 2010, pubblicata il 31 gennaio 2019, sono oltre 40.000 i pazienti assistiti a domicilio con cure palliative e terapia del dolore in Italia e, sulla base dei dati sul settore aggiornati al 2017, il numero totale dei pazienti assistiti è cresciuto del 32,19 per cento rispetto al triennio precedente;

le cure palliative nascono per assistere il paziente in seguito alla diagnosi di malattia terminale, ma dovrebbero attivarsi precocemente (secondo il concetto di "simultaneous care"), affiancando lo specialista e preoccupandosi di tutti quei sintomi spesso tralasciati in un percorso di cura volto principalmente a contrastare la progressione di malattia;

la ricerca della qualità della vita, infatti, non dovrebbe essere un risultato da raggiungere solo quando la malattia è avanzata e incurabile, ma dovrebbe essere un obiettivo di tutti, sani e malati, pazienti e medici;

purtroppo, il rapporto del Ministero della salute evidenzia come lo sviluppo delle reti locali di cure palliative, l'identificazione dei requisiti minimi per l'accreditamento e l'adozione di modelli organizzativi uniformi, siano obiettivi non ancora raggiunti da tutte le Regioni. In particolare, rimane critica la situazione delle reti di cure palliative e terapia del dolore pediatriche, fortemente carenti in quasi tutto il territorio nazionale. Si riscontrano, infatti, delle forti carenze sistemiche e di adeguate risposte assistenziali, poiché spesso vengono "adattati" protocolli per adulti che non prevedono azioni dedicate alle reali esigenze dei piccoli pazienti;

anche il tema del sottofinanziamento delle cure palliative da parte del Servizio sanitario nazionale riveste carattere di grave criticità, che andrebbe superata iniettando maggiori risorse a garanzia del diritto dei pazienti ad essere seguiti adeguatamente;

inoltre, il report mette in evidenza un rilevante "balzo in avanti" delle cure palliative domiciliari: un aumento del 32 per cento, ma in realtà le cure al domicilio sono quelle che hanno bisogno di un potenziamento maggiore. Il dato è ancora bassissimo rispetto al bisogno potenziale e molto probabilmente è anche incompleto;

a dimostrare che le cure palliative domiciliari rimangono il nodo più complesso e disomogeneo basta fare degli esempi di alcune regioni;

in Puglia tra il 2016 ed il 2017 emerge una riduzione sia delle giornate di cure palliative erogate sia del numero annuo di giornate con accesso del medico esperto e questo peggioramento dei dati si registra proprio contestualmente alla scelta della Asl di Brindisi di affidarsi ad un global service senza alcuna competenza specifica in cure palliative;

le giornate di cura e gli accessi del medico palliativista hanno subito un calo anche in molte altre regioni come ad esempio, in Lombardia, dove la Regione ha deliberato criteri di erogazione per le cure palliative domiciliari con standard così elevati da risultare molto difficili da rispettare;

per quanto riguarda le Regioni più virtuose infine, come l'Emilia-Romagna, è molto positivo come la rete sia riuscita ad intercettare ben il 46 per cento dei deceduti per causa di tumore, con un numero sempre crescente di giornate di cura e di accessi del medico. Ma confrontando i dati con i risultati dell'indagine sullo stato di attuazione delle reti locali di cure palliative (ex delibera della Giunta regionale n. 560 del 2015 dell'Emilia-Romagna), si nota come nel periodo 2016-2017 la copertura infermieristica e medica sulle 24 ore, 7 giorni su 7 come prevista dalla stessa delibera e dal decreto 12 gennaio 2017 (nuovi LEA) sia presente in un numero molto limitato di reti e soltanto le associazioni come l'Assistenza nazionale tumori siano in grado di fornire un servizio dedicato e continuativo per 365 giorni all'anno;

infine, rispetto a questa evidente difficoltà nell'erogazione delle cure palliative domiciliari, il numero di medici palliativisti risulta molto insufficiente per rispondere ai bisogni dei pazienti,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo su quanto esposto;

se non ritenga di dover effettuare un monitoraggio annuale rispetto all'applicazione della legge n. 38 del 2010 così come previsto dalla legge stessa;

quali misure intenda intraprendere per contrastare le disomogeneità territoriali ancora troppo penalizzanti per i malati e per le loro famiglie;

se non ritenga necessario investire le giuste risorse in modo mirato che possano costituire modelli di riferimento per un più armonico sviluppo delle reti di cure palliative.


(3-01412)

TARICCO - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

sulla base di un'indagine svolta dalla società Nielsen nel 2011, dal titolo "La cura del verde: chi sono e come soddisfare gli amanti del giardinaggio", e riconfermata nel 2017, si stima che il 54 per cento delle famiglie italiane (13,3 milioni di famiglie) abbia la passione del verde e possiede piante in casa, in giardino o nell'orto di cui si prende cura regolarmente, e secondo una recente ricerca di Ixè per Coldiretti 6 italiani su 10 (esattamente il 62 per cento) hanno l'hobby dell'agricoltura e del giardinaggio, in terreni privati o pubblici messi a disposizione dai Comuni. Tale percentuale è aumentata del 6 per cento negli ultimi 5 anni, e sono persone appassionate di giardinaggio e di orticoltura, per i quali dedizione e pazienza per arrivare a dei risultati sono un modo per produrre beni di qualità per la vita propria e della famiglia, ma anche un modo per sentirsi in armonia e in connessione con la natura;

nella cura delle piante, il ricorso all'uso dei prodotti fitosanitari in Italia è già culturalmente considerata una sorta di ultima opzione, e conseguentemente il mercato degli agrofarmaci ad uso hobbistico ha portato, nel 2019, ad un giro d'affari con prezzi al consumatore di 57 milioni di euro (con una riduzione del 9 per cento rispetto al 2016), e tutto il settore è ovviamente in gravi difficoltà a causa dall'attuale emergenza sanitaria ed economica;

il settore è cresciuto in questi anni anche in necessità di conoscenza e di informazione, orientando gli acquisti preferenzialmente verso negozi specializzati con personale addestrato, quali consorzi agrari, garden e vivai, proprio perché l'aspetto informativo nella vendita e nell'uso dei prodotti fitosanitari anche per hobbisti è stato ed è cruciale per orientare scelte e comportamenti;

considerato che:

il decreto del Ministero della salute 22 gennaio 2018, n. 33, dando attuazione alla direttiva 2009/128/CE, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi, ha disciplinato il "Regolamento sulle misure e sui requisiti dei prodotti fitosanitari per un uso sicuro da parte degli utilizzatori non professionali";

da un'analisi di impatto risulterebbe che, stando ai criteri come attualmente previsti, circa il 95 per cento dei prodotti attualmente impiegabili per uso non professionale (cosiddetti hobbistici) non possiederebbe i requisiti necessari per accedere alla fase di valutazione del rischio (non sarebbe addirittura consentito l'uso di alcuni prodotti impiegati in agricoltura biologica), e questo ovviamente comporterebbe un impatto fortissimo sul settore, permettendo la vendita di pochissimi dei prodotti attualmente presenti nel mercato, con una situazione ovviamente resa ancora più grave dal difficile momento che il settore, ed il Paese tutto, sta attraversando, ma soprattutto sarebbe grave la drastica riduzione di presidi messi a disposizione degli appassionati di giardinaggio e di orticoltura soprattutto nella fase di transizione tra il precedente quadro normativo e il nuovo che deve entrare in vigore;

proprio per avere la possibilità di risolvere tali criticità, modificando l'allegato tecnico, di cui al decreto ministeriale n. 33 del 2018, con l'articolo 55-ter, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, è stata prorogata la disciplina transitoria ivi prevista di 18 mesi, di tal che essa terminerà a dicembre 2021;

a dicembre dello scorso anno è stato individuato, in seno alla sezione consultiva per i fitosanitari nell'ambito della Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della salute, un gruppo di lavoro per l'esame dei criteri di valutazione tecnica dei prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali (PFnP), nonché la conseguente modifica dei criteri menzionati;

è fondamentale, pur in una situazione oggettivamente complessa a causa della emergenza pandemica COVID-19, utilizzare i prossimi mesi per permettere al gruppo di lavoro menzionato di approfondire la questione ed approntare una proposta in tempi congrui, in modo da mettere in condizione il settore della produzione degli agrofarmaci ad uso hobbistico di poter riorientare la produzione alla luce del nuovo quadro normativo che verrà a delinearsi,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere per mettere in condizione il gruppo di lavoro per la modifica dei criteri di valutazione tecnica dei prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali (PFnP), costituito in seno alla sezione consultiva per i fitosanitari nell'ambito della Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della salute, di procedere speditamente con i propri lavori e con la conseguente modifica dei criteri, di cui all'allegato tecnico al decreto ministeriale n. 33 del 2018.


(3-01523)


MARIN , CANTU' , LUNESU , FREGOLENT , VESCOVI , SBRANA , NISINI - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

da notizie di stampa, in particolare del quotidiano "Il Giornale", si apprende che per combattere il COVID-19 è in arrivo il plasma iperimmune industriale;

la sperimentazione è iniziata presso l'azienda ospedaliera "Carlo Poma" di Mantova, su iniziativa dello pneumologo professor Giuseppe De Donno, ospedale dove, da quasi due mesi, gli ammalati di COVID-19 ai quali si è trasfuso il plasma iperimmune non sono deceduti;

l'Istituto superiore di Sanità, in accordo con AIFA, ha deciso di far partire una sperimentazione nazionale, non nella città sede dell'azienda ospedaliera "Carlo Poma", ma nella città di Pisa;

il 14 maggio 2020 il professor De Donno è stato audito in streaming dalla 12ª Commissione permanente (Igiene e Sanità) del Senato, dove era presente anche la prima firmataria del presente atto, membro della stessa Commissione;

prima del professor De Donno è intervenuto il dottor Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, il quale, poco dopo l'inizio del suo intervento, ha ceduto la parola al dottor Paolo Marcucci, che non era atteso né inserito nelle liste dei soggetti da audire;

Paolo Marcucci è l'amministratore delegato di Kedrion Biopharma, colosso dei plasmaderivati, e ha dichiarato che l'azienda che rappresenta lavora a fianco del Centro nazionale del sangue contro il contagio e ha fornito gratuitamente la strumentazione e i kit di consumo per l'inattivazione virale del plasma, e accompagnato tutte le sperimentazioni in corso sul plasma iperimmune;

Paolo Marcucci ha spiegato anche la seconda fase: Kedrion metterà a disposizione il proprio stabilimento di Napoli per raccogliere il plasma dei donatori italiani e trasformarlo, in «conto lavorazione» in plasma iperimmune industriale, utilizzabile nei quattro anni successivi: «Così si eviterà di eseguire l'inattivazione virale nei singoli centri che è un'inattivazione comunque artigianale, costosa e adatta solo alla sperimentazione»; il contrario di quanto sosterrà poco più tardi il professor De Donno;

in sintesi, il plasma donato gratuitamente dai convalescenti italiani diventerà un prodotto industriale di un'azienda privata che, evidentemente, non lavorerà gratis,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali azioni intenda intraprendere al fine di appurarne la veridicità ed evitare eventuali conflitti di interessi nella produzione e commercializzazione del plasma iperimmune.


(3-01669)